Grafica Republic crede profondamente nello smart working sostenibile, cioè il lavoro davvero intelligente svincolato da orari e presenza fisica e legato allo svolgimento nel migliore dei modi degli incarichi ricevuti e a una gestione ottimale di tempi e risorse personali.
Abbiamo già parlato sul nostro blog (QUI ad esempio) di come si tenda ormai ad identificare come smart working tutte le modalità di lavoro da remoto o ibride, in maniera forse poco precisa ma abbastanza comprensibile a tutti.
La sostenibilità (ambientale e sociale) del lavoro è un’altro dei capisaldi della nostra community ed è un concetto che ha più di un punto in comune con il lavoro intelligente e, in generale, con tutte le più moderne modalità di esecuzione di opere e prestazioni professionali.
Vengono così alla luce molte domande sulla sostenibilità del lavoro full remote dal punto di vista ambientale (quella sociale, anche dopo due anni di pandemia, non pare essere tanto in dubbio) e su quella delle modalità intermedie, ma nascono anche accorgimenti che possono rendere il nostro smart working più sostenibile.
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Lo smart working è davvero sostenibile?
Il punto sul quale sono tutti d’accordo è che il lavoro da remoto ha ridotto in modo considerevole le emissioni legate al pendolarismo e al raggiungimento degli uffici, specie nelle grandi città. Conseguentemente sono diminuite anche le emissioni legate a questi spazi di lavoro (basti pensare al riscaldamento in inverno o all’aria condizionata), rimasti vuoti o quasi per molte settimane negli ultimi due anni.
Un cambiamento così forte che ha spinto diverse aziende a rivedere i propri piani, a pensare a uffici più piccoli o a spazi di lavoro diversi (i coworking, ad esempio), perfetti per le nuove modalità di lavoro, oltre che – ovviamente – per limitare le spese.
Fra i punti ancora da valutare c’è quello legato all’aumento dei rifiuti elettronici, legato in buona parte all’adeguamento del parco macchine (pc, portatili, tablet, smartphone) da parte di aziende o professionisti freelance. In questo senso potrebbe mitigare gli effetti negativi la spinta sempre più forte verso l’economia circolare, testimoniata dal proliferare di aziende che si occupano di rigenerazione, ricondizionamento e vendita dei dispositivi elettronici.
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Si può rendere lo smart working sostenibile?
L’aspetto forse più concreto di questo dibattito sullo smart working risiede nel fatto che in questi ultimi 24 mesi abbiamo imparato che bastano pochi piccoli accorgimenti per rendere più sostenibile il nostro lavoro da remoto, abbinando all’impatto positivo sul work balancing e sulla qualità della nostra vita quello sull’ambiente.
Vediamo assieme i principali.
1. Crea il tuo spazio di lavoro con mobili adatti (magari di seconda mano)
Per aumentare la sostenibilità del lavoro da casa, ce ne siamo resi conto sin dalle prime settimane di pandemia, è necessario che lo spazio dove passiamo così tante ore sia adatto e non semplicemente adattato. L’ideale è attrezzare una propria postazione casalinga usando mobili e forniture da ufficio per rispettare anche i parametri ergonomici e non risentirne a livello di salute.
Ancora meglio, poi, se per procurarsi sedie, scrivanie, piccoli schedari o scaffali ci si rivolge al mercato dell’usato, online ed offline.
2. Sfrutta la luce naturale (e occhio alla climatizzazione)
Gran parte dei consumi, una volta che si lavora principalmente da casa, è legato ai consumi energetici. Per quel che riguarda la luce, un buon tip da freelance/smart worker esperto è quello di studiare l’orientamento delle finestre e scegliere (dove possibile) di installare la propria postazione nei punti dove la luce naturale è maggiore o resta più a lungo. Il che vuol dire, ogni settimana o mese, passare meno ore con la luce accesa.
Per quel che riguarda poi riscaldamento e condizionamento dell’aria, ricordarsi di non eccedere: 21 °C sono più che sufficienti per lavorare confortevolmente anche nei mesi invernali, mentre nella stagione più calda occorre ricordarsi di non stare sotto i 6 °C di differenza rispetto alla temperatura esterna.
L’ideale sarebbe, ovviamente, poter disporre dei mezzi per riscaldare (o raffreddare) solo l’ambiente dove si lavora e non necessariamente l’intero appartamento.
3. Usa dispositivi a risparmio energetico e impara a utilizzare le modalità eco-saving
Se proprio il vostro appartamento non dispone di un’esposizione ideale o il luogo con il miglior compromesso di spazio e tranquillità per lavorare sia poco luminoso, sarà necessario scegliere delle luci adatte. Luci da ufficio (vedi punto 1) ma, soprattutto luci ad alta efficienza energetica, come quelle a Led, in grado di avere un impatto positivo anche sulla vostra bolletta.
Allo stesso modo occorrerà regolarsi nella scelta di tutti gli altri dispositivi elettronici, prendendo anche confidenza con le modalità di risparmio energetico (ormai le hanno tutti i portatili e gli smartphone!) e con quelle di eco-ricarica.
Ultimo punto, ma non meno importante, imparate a leggere le bollette energetiche e scegliete i fornitori che davvero vi convengono.
4. Non stampare inutilmente
Uno dei punti dolenti per qualsiasi ufficio, di qualsiasi settore, in qualsiasi città di qualsiasi Paese del mondo: lo spreco legato alla stampa dei documenti. Lavorare da casa, o da spazi condivisi, può essere un ottimo momento per rinunciare, ogni volta in cui sia possibile, alla stampa, approfittando del fatto che quasi tutti i documenti possono facilmente essere condivisi in cloud con colleghi, committenti e clienti (come dimostrano molte delle novità 2022 dei principali software, ad esempio).
5. Sfrutta le piante
Potrà sembrare una sciocchezza, ma rendere più green lo spazio di lavoro non è solo una questione estetica. Certo, delle piante abbelliscono un home office e lo rendono più confortevole, ma la cosa importante è che migliorano la qualità dell’aria che respiriamo.
Infatti, per loro stessa natura, le piante purificano l’aria, favorendo il ricambio fra anidride carbonica e ossigeno, rendendo l’ambiente di lavoro più sano.
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